Milano migliore: Spadafora e l'arte del fare senza rumore
Avvocato cassazionista, presidente di Confapi Milano, console onorario d’Etiopia, leader del movimento civico Italia Migliore. Nicola Spadafora si può identificare come l’uomo dei ponti: tra diritto e impresa, tra Milano e l’Africa, tra istituzioni e società civile. In questa intervista esclusiva per Globe Todays, affronta la sfida più delicata: restituire a Milano concretezza, visione e fiducia.
Italia Migliore - Il Presidente e il gruppo
Il Presidente Spadafora “in mezzo” al gruppo di Italia Migliore
Avvocato Spadafora, lei è già esposto pubblicamente come presidente associativo, console, leader civico e figura politica. Ma oggi Milano è in una fase delicata, tra tensioni sociali e crisi di fiducia. Perché questo momento è strategico per intensificare il suo impegno e cosa la spinge a farlo proprio ora?
È proprio nei momenti di difficoltà che nascono le opportunità. Oggi, Milano, intesa come istituzione, è percepita come distante dalla propria comunità. I principi di solidarietà, inclusione, concretezza e sicurezza che l’hanno sempre accompagnata appaiono, oggi, seriamente offuscati. Ad esempio, io sono stato “adottato” da questa città 25 anni fa e ho avuto le mie opportunità, umane, professionali e lavorative, che fortunatamente sono riuscito a cogliere. Oggi, invece, soprattutto i giovani corrono il rischio di esserne allontanati, esclusi.
Quindi, oggi Milano ha bisogno di tornare ad essere sé stessa. Dopo anni di divisioni e, purtroppo, di semplici slogan, credo occorrano un metodo nuovo, fondato su ascolto, confronto, concretezza e soluzioni, che torni a mettere al centro le persone, i territori, la comunità, che sappia ricreare un sentimento generale di fiducia e che si avvalga di persone capaci di unire cittadini, famiglie, imprese e istituzioni. Il mio personale impegno nasce proprio da qui: dal voler cercare di trasformare la vulnerabilità in opportunità, dal volermi rendere ponte tra la comunità e le istituzioni, con una politica che ascolta e costruisce, mettendo a disposizione oltre 30 anni di esperienza nel mondo delle professioni, delle imprese, delle associazioni e della diplomazia, vissuti sempre al fianco di persone, famiglie, aziende e istituzioni.
Milano oggi: città vetrina o città reale? Blocco del traffico, smog alle stelle, proteste sociali, inchieste urbanistiche. Cosa non funziona nell’amministrazione attuale secondo la sua esperienza diretta con imprese e cittadini?
Milano è una città straordinaria, laboriosa, viva ma oggi troppo fragile: molto vetrina, poco comunità. Oggi emergono sempre più evidenti le distanze e le incomprensioni tra centro e periferia, che appaiono “mondi” distanti, che non solo non dialogano ma sono quasi in conflitto.
I cittadini avvertono la distanza dalle istituzioni: troppo spesso le decisioni vengono calate “dall’alto” senza un effettivo confronto e, quindi, senza tenere conto dei bisogni quotidiani e delle necessità di famiglie, lavoratori e imprese. Credo serva, dunque, una gestione decisamente più attenta alle persone, ai quartieri, ai servizi di prossimità, al dialogo con chi produce e, soprattutto, con chi vive la città ogni giorno.
Lei guida Confapi Milano e rappresenta migliaia di PMI. Quali sono le richieste più urgenti che arrivano dal tessuto produttivo e di conseguenza quali priorità concrete porterebbe in Comune per semplificare, ascoltare, rilanciare?
Le imprese chiedono semplicità, trasparenza, ascolto e certezza. Dobbiamo partire dal ridurre la burocrazia, creando un Comune “amico” delle imprese. Milano deve tornare a essere un ecosistema favorevole all’impresa, perché sostenere le PMI significa favorire famiglie, lavoro e coesione sociale. Il tutto partendo dall’ascolto di categorie e imprese attraverso l’attivazione di tavoli di lavoro tematici e, ancora, di tavoli di progetto intesi come luoghi di confronto e costruzione, capaci di unire la competenza alla visione, l’ascolto al risultato. Credo occorra una struttura operativa, accessibile e partecipativa, in grado di accogliere tutte le migliori energie verso obiettivi comuni.
Italia Migliore non è un partito tradizionale, ma un movimento civico. Come pensa di allargare il consenso oltre il perimetro del centro-destra classico?
Italia Migliore non divide ma unisce. Non nasce contro qualcuno, ma per qualcosa: costruire un dialogo civico tra culture politiche che condividono valori europei, umani e liberali. Vogliamo includere chi non si sente rappresentato ma crede ancora nel cambiamento possibile. Vogliamo creare opportunità concrete.
Italia Migliore è la voce di chi crede che il cambiamento possa costruirsi insieme, un passo alla volta, con serietà, passione e visione.
Le PMI si trovano oggi di fronte a nuove sfide legate all’innovazione e alla digitalizzazione. Quali opportunità vede in questo scenario, e quali strumenti servono per accompagnare davvero questa trasformazione?
L’innovazione non è solo tecnologia, ma anche visione. Le PMI devono essere accompagnate nella trasformazione digitale con strumenti accessibili, formazione, e politiche che riducano il divario tra piccole e grandi imprese. L’innovazione deve diventare un diritto e non un privilegio.
Credo occorra favorire un cambiamento culturale delle nostre micro imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale nazionale. Tanto da renderle più efficienti e, soprattutto, competitive, anche a poter affrontare mercati internazionali.
Oggi molti giovani milanesi non votano, non si fidano e non si riconoscono. Italia Migliore cosa offre a chi ha talento ma nessuna tessera. Cosa dice a chi pensa che la politica sia solo un gioco di potere?
Ai giovani non serve propaganda ma occorrono opportunità. Italia Migliore vuole dare spazio alle idee, al confronto, non alle tessere: progetti, formazione, esperienze di responsabilità. Vogliamo costruire con loro, non per loro, una nuova cultura civica fondata sul merito e sulla partecipazione.
I giovani hanno bisogno di fiducia e di poter partecipare attivamente e noi vogliamo essere la loro voce e il loro sostegno.
Lei ha accompagnato imprese nell’internazionalizzazione e ha costruito ponti con l’Africa come Console d’Etiopia. Milano può essere davvero la porta dell’Italia verso nuovi mercati, o resta solo retorica? Se non lo è cosa serve per fare il salto?
Milano può e deve essere il ponte dell’Italia verso il mondo. L’esperienza diplomatica mi ha insegnato che lo sviluppo nasce dalle relazioni e dalla cooperazione. Dobbiamo rafforzare i legami con l’Africa, l’Europa e i nuovi mercati, con una visione strategica di crescita sostenibile e solidale.
Italia Migliore si definisce un movimento civico aperto e inclusivo. Come pensa di garantire una partecipazione reale, non simbolica, di minoranze, giovani e nuovi movimenti sociali nella vita politica della città?
La partecipazione non può essere simbolica. Serve un modello che permetta a tutti di contare: giovani, donne, minoranze, terzo settore. I nostri “tavoli di lavoro” nascono proprio per questo: ascoltare, progettare e trasformare idee in azioni comuni.
Lei è avvocato cassazionista, conosce le regole. Cosa cambierebbe nel rapporto tra Comune e imprese: troppa burocrazia e troppa distanza? Quale è il segreto o il metodo per costruire più fiducia?
La fiducia nasce dalla semplicità e dalla trasparenza. Comune e imprese devono tornare partner, non avversari. Meno burocrazia, più collaborazione. Il mio metodo è quello dell’impresa: ascoltare, decidere, fare.
Se Italia Migliore avesse la responsabilità di governare, quale sarebbe la sua priorità nei primi cento giorni? E come si costruisce una regia operativa che non sia solo emergenziale, ma strutturale?
Rendere visibile il cambiamento: puntare sulla sicurezza, semplificare le procedure, rilanciare i quartieri e istituire una cabina di regia permanente con istituzioni, imprese, università e terzo settore. Milano deve tornare laboratorio di buone pratiche, non terreno di conflitto.
La collaborazione alla base dell’agire quotidiano.
Lei parla spesso di “politica come servizio”. Ma molti elettori milanesi sono delusi, non credono più. Cosa dice a chi pensa di non andare nemmeno a votare?
Chi è deluso ha ragione: la politica ha parlato tanto e ascoltato poco. Il nostro impegno è restituire credibilità con l’esempio e, soprattutto, con la concretezza delle azioni. Servire non è un titolo ma è un dovere quotidiano.
L’amministrazione Sala è sotto pressione: frizioni interne, tensioni con i Verdi, critiche sulla gestione urbanistica. La domanda è doppia: cosa offre Italia Migliore di diverso e anche cosa offre lei di diverso rispetto agli interlocutori politici attuali?
È nostra convinzione che la pressione a cui è sottoposta l’Amministrazione Sala, è dovuta alla carente attenzione ai problemi reali dei milanesi e a uno scarso utilizzo del dialogo. Il nostro è un metodo fatto di ascolto, che progetta per dare risultati. Italia Migliore è la casa per tutti quelli che vogliono costruire opportunità.
Alle prossime elezioni Milano sceglierà un nuovo sindaco. Secondo lei, che caratteristiche deve avere il candidato ideale? E Italia Migliore ha già individuato una figura carismatica e quindi il candidato ideale?
Deve essere credibile, competente, capace di unire e non di dividere, vicino alle persone. Un manager della città più che un politico tradizionale. Italia Migliore lavorerà per sostenere chi saprà incarnare questa visione.
Ultima domanda, avvocato. Se dovesse convincere un imprenditore milanese, uno di quelli che conosce bene, a sostenerla con una sola frase: cosa gli direbbe?
Sostienici non per cambiare la politica, ma per costruire opportunità. Insieme possiamo trasformare la tua impresa in parte del futuro di Milano.
Roberto Ardizzone
Globe Today's